L’albero si riconosce dal frutto

Nella Sacra Scrittura, esiste un frequente accostamento tra l’uomo e la figura di un albero. Infatti spesso, l’albero nella Bibbia viene usato come figura o simbolo dell’uomo (Marco 8:24). L’albero rappresenta perfettamente l’uomo, infatti, in natura esiste una varietà molto estesa di alberi, che si diversificano tra loro per il fogliame e soprattutto dal proprio frutto. Un esperto agronomo riconosce la tipologia di albero dalla forma particolare della foglia (lanceolata, palmata, cuoriforme, aghiforme ecc.) e dal frutto che produce. Anche un semplice uomo comune, se vede nell’albero una mela, saprà che si tratterà di un melo, se scorge una pera, un pero e così per tutti gli altri tipi di frutta. La prima volte che il termine albero figura nella Scrittura è nella Genesi (Gen. 1:29) dove viene indicato come fonte del nutrimento dell’uomo, rafforzando il concetto che lo scopo dell’albero è quello di portare frutto. Il frutto dell’albero, identifica spesso l’albero stesso. È l’elemento esterno che ci descrive la peculiarità dell’albero stesso. Anche l’uomo, simboleggiato spesso dall’albero, è stato creato per portare “frutto”. Proprio dal “frutto” prodotto, si può riconoscere anche la “tipologia” di uomo con cui si ha a che fare. Anche Gesù affermava questo principio (Matt. 7:15-19; Matt.12:33). Il “frutto” nell’uomo è qualcosa di visibile, che lo identifica e sono le azioni e l’operato dell’uomo stesso, che manifesta all’esterno, agl’occhi dei suoi simili, ciò che l’uomo stesso è interiormente, il suo carattere, la sua indole i suoi sentimenti. Quindi Dio, sin dai primordi dei tempi, ponendo l’uomo nel Giardino dell’Eden, come un albero piantato, ha un’aspettativa di trovare in lui il “frutto”, come ogni contadino che pianta un albero nel suo terreno, si aspetta di raccoglierne il frutto. Questo è molto evidente in un episodio occorso a Gesù, durante il suo viaggio di ritorno a Gerusalemme da Betania. Il testo ci dice che Gesù ebbe fame (Matt.21:18-22) e vide per la strada un albero di Fico, ricco di fogliame, che lasciava presuppore vi si trovasse frutto abbondante. Giunto all’albero, Gesù si rese conto che l’albero era solo ricco di foglie e mancava di frutto. Gesù espresse un giudizio verso la pianta che subito si seccò, lasciando increduli i Suoi discepoli. Questo fico dal ricco fogliame, ci fa comprendere come Dio non guarda all’apparenza, ma ricerca in noi sostanza. I soli buoni propositi nella nostra vita non sono sufficienti a soddisfare Dio, ma Egli desidera trovare il noi il “frutto”. Per poter produrre il tanto desiderato “frutto” richiesto da Dio, è necessario mettere in “atto” la nostra fede, che non deve solo essere professata solo con le nostre labbra, ma resa concreta, col nostro operato, con le nostre azioni. Per poter produrre frutto, è necessario che attingiamo da una fonte ben irrigata. Il salmista al Salmo 1 è molto esplicito e ci fa comprendere quali devono essere i presupposti per un “albero” per portare molto frutto:

  1. Ravvedimento: “…non cammina secondo il consiglio degli empi … non si ferma nella via dei peccatori …né si siede in compagnia degli schernitori” (v.1)

  2. Nutrimento attraverso la corretta fonte: “… il cui diletto è nella legge del SIGNORE …su quella legge medita giorno e notte”

Questi elementi, una volta applicati alla propria esistenza, ci consentiranno di portare molto frutto (…dà il suo frutto nella sua stagione).

Molti uomini, attraverso le apparenze (fogliame) possono ingannare i propri simili, ma Dio, che è Onnisciente e ci conosce nel profondo, non può essere ingannato, ma scruta i nostri cuori e riesce a vedere dove l’uomo stesso non può arrivare. Dio desidera che i credenti siano dotati del discernimento, per non essere ingannati dai propri simili. E come? “L’albero si riconosce dal proprio frutto”, infatti, non conta quello che le persone dicono, parla in maniera più efficace il loro comportamento. Oggi, la falsa dottrina è sempre un pericolo che incombe soprattutto sui neo-credenti, i quali, privi di esperienza, possono essere facilmente ingannati e intrappolati da molti “lupi” che si trasvestono da “agnelli”. Dio ci mette in guardia e ci suggerisce un metodo infallibile per determinare la conoscenza di un “albero”: riconoscerlo dai propri frutti. Sono le azioni e l’operato delle persone, che ci fanno comprendere se una persona è sincera o meno. Un albero cattivo non produce frutto buono, così viceversa.

Qualcuno, dopo la lettura di queste poche righe, potrebbe ancora chiedersi quale tipo di “frutto” Dio si aspetta da ciascuno di noi? Come si distingue il frutto “cattivo” da quello “buono”? Viene in nostro soccorso l’Apostolo Paolo, che scrivendo ai credenti della Galazia, ci indica in maniera espressa le due tipologie di “frutto” (Galati 5:19-22).

Dopo un attento esame di quanto letto, ed esaminato l’operato della nostra vita, possiamo determinare a quale tipologia di “albero” apparteniamo? La nostra vita abbonda del frutto richiesto da Dio? Oppure la nostra vita è solo “apparenza” di un bel verde fogliame che fa di noi degl’esseri sterili? Un albero che non produce frutto è solo buono per essere tagliato e usato come legna da ardere.

Sappiamo che l’imminente ritorno di Gesù, produrrà sull’intera umanità un giudizio (Luca 3:9), che farà emergere il nostro operato. In quell’occasione, Gesù verrà da noi, proprio come fece col fico per vedere se in noi si trova del frutto… Quale sarà la nostra condizione?

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